Pensiamo alla sartoria tradizionale. Pensiamo a come sia magico che un tessuto possa diventare un abito da indossare. Pensiamo al gesto di appendere un abito sartoriale nel nostro guardaroba. Tutto sembra così facile e rapido.
Se pensiamo anche a chi ci sia dietro tutto questo, probabilmente immaginiamo una vecchina con gli occhiali sul naso e il metro al collo che infila pazientemente l’ago con le sue mani esperte da grande lavoratrice.
Dispiace sfatare un mito, ma quello della sarta (intesa in modo tradizionale) è solo uno dei tanti mestieri che sono dentro al grande calderone della moda.
Mischiando e rimestando nel minestrone, andando a fondo e riemergendo col grande cucchiaio da minestra, escono fuori tantissime professionalità del mondo della creazione che alimentano il brodo e che sono fondamentali per ottenere un abito da poter appendere nel guardaroba. La sarta con gli occhiali e il metro al collo è solo uno dei mestieri di cui vale la pena parlare.
Oltre alla sarta, c’è lo stilista, colui che dà l’idea di quanto realizzare, ci sono il prototipista, il modellista e infine il sarto.
Ne parla un redattore de Il Post in un dettagliato articolo che cito.
Quando pensiamo a un capo d’abbigliamento non possiamo che considerare tutte le fasi di lavorazione che spesso sono per lo più invisibili o poco considerate. Ognuna è in realtà indispensabile affinché un disegno non rimanga solo su carta ma sia effettivamente realizzato. Non importa che si tratti di un capo d’abbigliamento quotidiano o da cerimonia, il lavoro che c’è dietro a un paio di jeans, una camicia, un abito da sera è banalmente identico e segue tutte le fasi citate.
Se non abbiamo uno schizzo disegnato con le giuste proporzioni, se non abbiamo un cartamodello che segua le giuste dimensioni del corpo, se non abbiamo un taglio di tessuto impeccabile e, in ultimo, se non abbiamo un bravo sarto che sappia assemblare i pezzi, l’idea dello stilista rimarrebbe solo un’idea. Tutte queste fasi hanno bisogno di anni di quell’esperienza che spesso ignoriamo.
Quando compriamo un abito compriamo tutte queste fasi di lavorazione e saremmo davvero superficiali se nella scelta di questa o quella t-shirt, per esempio, cedessimo esclusivamente al prezzo più conveniente, escludendo la qualità del tessuto e la manodopera di ogni singolo passaggio.
Immaginiamo ora la sarta che pazientemente infila l’ago nel tessuto, annoda il filo, fissa i bottoni, taglia e assembla i pezzi per farli diventare non solo un capo da indossare, ma un capo da indossare per una persona specifica, con determinate misure che sono differenti dalle misure di un altro. Lei sa che deve rispettare il corpo del suo cliente, i suoi centimetri, i suoi cambiamenti fisiologici e i movimenti della persona nell’arco della giornata in cui indosserà quella giacca, o quel paio di pantaloni. Lei penserà a ogni dettagliato momento che il suo cliente passerà in compagnia di ciò che indossa, e sarà sua cura fare in modo che l’abito non si strappi, non crei fastidio, non si rovini. Tutta l’esperienza che la sarta applica sul capo d’abbigliamento in questione è il frutto del lavoro di tutti, da chi inventa il disegno (stilista) a chi lo imprime su carta (modellista), a chi lo ha reso possibile (prototipista). È quindi indispensabile dare merito a tutte queste categorie di lavoratori, che con la loro competenza realizzano ciò che ogni giorno tutte le persone scelgono di indossare.
M.M.