Storie di ricamo: loro e lorologio di Elena Ciarrocchi, il ricamo senza tempo.

Questa è la storia di una ricamatrice che usa strumenti antichi per creare opere in oro.

Dopo alcune esperienze all’estero, di cui una in Cina e una a Londra, Elena Ciarrocchi passa le sue giornate nella storica casa di famiglia a Porto San Giorgio, in uno dei caratteristici vicoli del centro storico.

Entrare nella sua casa/laboratorio equivale a fare un gioco con l’orologio: se da una parte il silenzio del luogo si sposa perfettamente con un lavoro che richiede calma e lentezza, dall’altra parte c’è una donna che i tempi li accelera e per quanto possa sembrare timida è un vero fiume di parole. I discorsi si accavallano l’uno sull’altro in un turbinio di parole. Elena ha molto da dire ed è affascinata dalle storie degli altri, racconta, discorre; parlando affretta il tempo e ne accorcia le lancette, così che entrare nel suo spazio risulti un’esperienza fuori dai canoni del tempo.

D’altronde per imparare a fare il suo lavoro, il tempo non può essere contato come si fa di solito.

“Ho iniziato a ricamare a dodici anni dalle suore – racconta – e a vent’anni, durante il mio percorso universitario, mi sono accorta che nella vita volevo ricamare”. È all’Accademia di Belle Arti di Bologna che per la prima volta mette in pratica il ricamo, durante un laboratorio incentrato sul costume.

Grazie alle riviste di ricamo che comprava in edicola scovava invece i corsi di perfezionamento. “A parlarne sembra incredibile ma vent’anni fa non ci si poteva affidare a internet, così attraverso le riviste scoprivo la sede dei corsi e li frequentavo”. Il suo è stato un apprendimento lento, che è riuscita a conseguire con pazienza e dedizione in un tempo che è, appunto, fuori dai canoni.

Il ricamo con filo d’oro si ascrive all’interno del mondo del ricamo “libero”: le tecniche sono tantissime, così come le lavorazioni, e variano in base al filato. C’è il filo lurex, il filo bagnato d’oro, ci sono le imbottiture da inserire per rendere il lavoro tridimensionale, le frange, le passamanerie, le perline. Per creare un lavoro bisogna seguire il progetto con molta attenzione e soprattutto dedicare al progetto il tempo necessario, senza mettersi fretta.

In tanti anni di esperienza Elena è stata selezionata da Fendi per il progetto Hand in hand, per il quale sono stati chiamati artigiani del ricamo da ogni regione d’Italia per realizzare una rivisitazione dell’iconica borsa baguette da esporre a Pechino. In più ha collaborato con Raptus&Rose e ha vinto il terzo posto del concorso Hand and lock, per il quale ora funge da mentore ai nuovi ricamatori. Ad oggi è fissa a Porto San Giorgio, paese che le ha dato i natali e la famiglia, alla quale è molto legata. “Non mi sposterei da qui per ora, mi trovo bene stando in casa a lavorare in questo posto che mi è familiare”.

Il suo è un lavoro antico quanto pregiato. Quando mostra le sue opere non si può rimanere indifferenti. Ogni dettaglio è perfetto, ogni filo è al suo posto, ogni minuzia è pensata per creare un disegno impeccabile.

Alla domanda C’è ancora chi vuole ricamare? inaspettatamente mi risponde di sì. “Non è facile pensarlo, ed è stata una sorpresa anche per me – mi confessa – ma al mio primo corso di ricamo sono arrivate due persone da molto lontano: una dal Texas e una dall’Uzbekistan”.

C’è un ritorno alla manualità, quindi? “Sì, probabilmente stiamo facendo il giro completo e da questo periodo di usa e getta abbiamo capito di aver voglia di tornare a creare qualcosa di duraturo”.

Il consiglio che Elena si sente di dare agli aspiranti ricamatori rientra proprio nel discorso del tempo. “Consiglio vivamente di non affrettarsi, prendersi tutto il tempo necessario per imparare, fare esercizi e non passare più di un giorno senza ago in mano”.

Esercizio, pazienza e sicuramente passione sono le armi da usare per riuscire a creare cose preziose e, sicuramente, atemporali. Elena ci riesce benissimo.

M.M.

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