f3 FOCUS ON Fashion Revolution

Who Made My Clothes? Chi cuce i miei vestiti?

Il 24 aprile 2013 l’edificio Rana Plaza in Bangladesh crollò uccidendo 1134 lavoratori dell’industria della moda globale. Le vittime erano per lo più giovani donne che lavoravano nell’azienda.

Chi cuce i vestiti destinati alle grandi produzioni spesso non ha i diritti che merita, non è tutelato quanto deve e non riceve un compenso adeguato al suo lavoro.

Molti capi d’abbigliamento che arrivano in Europa dai paesi mediorentali sono cuciti in fabbriche simili a quella ospitata nel Rana Plaza.

Molti di questi capi sono venduti a prezzi straordinariamente bassi all’interno della grande distribuzione europea; il prezzo induce il consumatore a comprare più del necessario. Spendere poco equivale spesso a comprare un prodotto di bassa qualità, ma la cosa peggiore è la filiera di consumo che viene messa in circolo: aumentando la domanda si aumenta la produzione, che a sua volta alimenta un uso smodato di materiale, un maggiore inquinamento dell’aria e una minore attenzione ai diritti dei lavoratori.

Un modo per contrastare l’industria della moda globale, che non rispetta lavoratori né ambiente, è quello di essere più consapevoli negli acquisti: comprare solo ciò di cui abbiamo bisogno e scegliere prodotti di qualità, preferibilmente artigianali a Km zero.

Un altro mezzo è quello di diventare artefici dei nostri indumenti, passare da #whomademyclothes a #imademyclothes, ovvero Io Cucio I Miei Vestiti.

Lo Slow Fashion ha infatti vari punti a favore rispetto al Fast Fashion.

Esempi? Una produzione mirata rispetto ad una over produzione, il riutilizzo degli scarti tessili rispetto ad un eccesso di rifiuti difficili da smaltire, un ridotto impatto ambientale proprio perché lo slow fashion è individuale e mirato. Questi sono solo alcuni dei vantaggi concreti.

Ci sono anche dei vantaggi meno palpabili ma di certo non meno cospicui. La verità è che preferire un capo d’abbigliamento Home Made è una soddisfazione personale unica. Chi ha iniziato a cucire lo sa: realizzare il proprio guardaroba da soli non ha prezzo, la soddisfazione di comprare un tessuto e riuscire a tagliarlo e cucirlo sulle proprie misure fino a creare un indumento è una sensazione appagante.

Non contanto che si imparano cose inimmaginabili, come per esempio la conoscenza delle fibre tessili e l’utilizzo degli strumenti del cucito. Si impara anche ad avere più consapevolezza della lavorazione artigianale, che stimola il rispetto per la categoria dei lavoratori.

<<Da quando realizzo il mio guardaroba homemade apprezzo di più il lavoro artigianale, ho più consapevolezza di ciò che compro, ho imparato a capire la differenza tra le fibre tessili e a riconoscerle, mi sento soddisfatta di ciò che riesco a cucire e creare per me stessa. In più so che sto facendo una scelta etica>>.

Ogni giorno possiamo fare la differenza, a noi la scelta.

M.M.

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