Il tepore estivo a gennaio, la fredda pioggia a giugno e le fragole a marzo.
Che qualcosa non andasse per il solito verso ce ne siamo accorti in prima istanza dal clima. Il cambiamento climatico è un argomento che dovremmo sentire più vicino di quanto lo sentiamo oggi, perché coinvolge e sconvolge eco-sistemi sui quali si basa la nostra vita.
Molte aziende si impegnano (chi da sempre, chi da poco tempo) per rispettare i termini di adeguatezza delle loro produzioni, affinché ci siano meno sprechi, meno rifiuti e quindi un minore impatto ambientale. Anche le aziende tessili che producono Made in Italy hanno a cuore l’argomento e alcune di loro hanno sperimentato non solo nuovi modi di produrre, ma anche nuove fibre tessili che siano eco sostenibili. Vediamo:
Bambu: Il bambù cresce velocemente in fitte foreste e richiede 1/3 della quantità di acqua rispetto alle altre piante; inoltre, non avendo parassiti naturali viene coltivato senza l’uso di sostanze chimiche. Se ne ottiene un filato, e poi un tessuto, specifico per essere a contatto con la pelle: non irrita e può risultare addirittura lenitivo.
Eucalipto: Le foreste di eucalipto vengono coltivate in maniera sostenibile, la fibra che si ottiene è lavorata attraverso processi a basso impatto ambientale. Il tessuto derivato è morbidissimo, vellutato, setoso e cadente.
Cotone biologico o rigenerato: sono entrambi tessuti in puro cotone che hanno subìto processi industriali a basso impatto ambientale; il cotone rigenerato sposa la nobile causa del recupero e del “0 waste” poiché si genera da tessuti di cotone di scarto.
Se le ditte possono essere capaci di trovare processi innovativi e tecnologici compatibili con la salvaguardia dell’ambiente, il consumatore potrà rispondere con attenzione quando sarà il momento di acquistare.
M.M.