Quella mattina il Signor Otto incontrò un pittoresco personaggio aggirarsi nei pressi del suo solito bar.
Abbigliato con un drappo arancione di garza in cotone, scalzo e con una borsa tracolla, Otto non poté non notare il bollo rosso sulla fronte, un po’ sbiadito e poco preciso.
Il personaggio si avvicinò ad un passante per strada. Un signore incamiciato e dall’aria assorta.
“Salve, posso disturbarla?”
“…” Il passante non rispose.
“Appartengo a una comunità di monaci, giriamo e promulghiamo il nostro pensiero di vita, basato sulla meditazione, l’apertura del terzo occhio e tutta una serie di concetti che se vuole le spiegherò”
“…”
Nonostante il silenzio del suo presunto interlocutore il monaco continuò ugualmente a parlare, con il tono rilassato e tranquillo, sorridendo, in quello che sembrava più un monologo che un dialogo.
“Il punto focale della nostra filosofia è raggiungere la pace interiore, che ci dà la calma e la serenità per affrontare la vita”
“…” Il passante ancora non rispondeva.
“Ecco, cerchiamo di elargire le nostre conoscenze agli altri tramite questo libro scritto da noi, vede? È autoprodotto e noi non abbiamo alcuna forma di sostentamento”, il monaco voleva lasciar intendere qualcosa che ora appariva molto chiaro.
“…”
“Lei cosa pensa? Non le piacerebbe leggere questo libro e carpire i segreti di una vita pacata senza arrabbiarsi?”
Il passante, finalmente, parlò. “Sa, io non mi arrabbio mai. Ascolto, penso e se è il caso agisco. La vostra è una filosofia che rispetto e, se posso, applico nella vita di tutti i giorni. Ho letto altri libri di monaci votati alla meditazione, li ho trovati molto interessanti e…”
e il monaco:”quindi mi sta dicendo che non comprerà il mio libro?”. Appariva visibilmente infastidito.
“…” il passante rimase sorpreso, non aveva pensato a comprare o meno il libro, prima almeno avrebbe voluto disquisire un po’ su questi temi che ormai lo avevano appassionato. D’altronde era stato il monaco ad attaccare bottone.
Al monaco sparì il sorriso insieme all’aria pacata, corrugò la fronte, girò i tacchi – cioè i piedi – e se ne andò. Senza salutare, senza augurare buona giornata, ma anzi, borbottando a voce non troppo bassa qualche imprecazione riferita alla perdita di tempo e qualche maledizione al passante. Sembrava molto arrabbiato.
“buona giornata!” gli augurò il passante, sorridendo con fare gentile e con la mano alzata a mo’ di saluto. Ma il monaco era andato.
Il signor Otto bevve il suo solito caffé, terminò la sua solita colazione e se ne andò a meditare nel salotto di casa sua, per trovare dentro di sé una spiegazione a tale incongruenza di intenti e di pensiero.
Un meditabondo,
Otto Von Fuestenberg