Il Signor Otto, quella sera, andò a teatro a vedere Il Trovatore.
Seduto composto, il pubblico si godeva le arie col fiato sospeso, così come faceva il Signor Otto, noto cultore di musica classica.
Calato il sipario il pubblico si scompose in fragorosi applausi: tutti acclamavano, con fischi gioiosi e battimani incessanti, il baritono protagonista, tal Ugolo Bello, un giovane cantante lirico afro-americano che si era fatto conoscere grazie alle sue doti canore e al suo apprezzamento verso i maestri della lirica italiana.
“Maestro! Maestro!” urlavano i più, cercandolo dietro le quinte a fine spettacolo per accaparrarsi un autografo o una foto, quasi fossero nel backstage di un concerto rock.
Ugolo Bello uscì dal suo camerino in vestigia principesche, con fare altezzoso snobò i suoi fan, si incamminò serio verso l’uscita e sparì, senza salutare, in una lussuosissima auto nera.
“Che uomo elegante, che fascino, che charme” sentì dire all’unisono dalla folla il Signor Otto; erano i commenti degli spettatori, catturati da un’aura di fascinazione immotivata. Strano adorare così tanto chi non si era degnato di un saluto, e che era ben lontano dall’essere stato cortese.
Fuori dal teatro, un ragazzo dalle fattezze africane, scuro di pelle e vestito casual, si avvicinò a uno spettatore in uscita. Camminava veloce e alzò il dito come per chiedere qualcosa, ma il signore non lo lasciò parlare e con un gesto della mano lo allontanò. “Non faccio elemosina” borbottò lo spettatore, avviandosi al parcheggio.
Anche il Signor Otto fu intercettato dal ragazzo di colore. Lo lasciò parlare e il ragazzo gli chiese se sapesse dove fossero i camerini, visto che era in ritardo per fare le prove del prossimo spettacolo, Otello, in cui ricopriva il ruolo di tenore protagonista.
Anche questo quindi era un cantante lirico. Così come il tanto benvoluto Ugolo Bello. Eppure il modo in cui sono stati trattati era ben differente.
Siamo vittime del colore della pelle, si chiese Otto, o dell’astrazione sociale a cui sembriamo appartenere?
Al Signor Otto, per la sua gentilezza nel rispondere al ragazzo di colore, fu regalato dallo stesso un biglietto per il suo spettacolo. Otto accettò, amava l’opera e voleva avere una possibilità in più per riempirsi l’animo di bella musica e bel canto. D’altronde quella sera, Ugolo Bello, aveva pure steccato.
Otto Von Fuestenberg