Il vecchio e il mare è il titolo dell’ultima esposizione temporanea ospitata da Giusti Tessuti e basata su due opere scultoree dell’artista G. Le opere rappresentano due fasi della vita: giovinezza e vecchiaia.

DSC 2276 566x1024 Il Vecchio e il Mare, età a confronto   esposizione

La terza età. È un’opera rappresentativa della vita senile. Un vecchio deformato dagli acciacchi si regge a un bastone che è nodoso quanto le sue gambe. I suoi capelli grigi e la faccia rugosa sottolineano l’età avanzata, simbolo anche di esperienze vissute.

DSC 2279 201x300 Il Vecchio e il Mare, età a confronto   esposizione DSC 2278 155x300 Il Vecchio e il Mare, età a confronto   esposizione

Manolin, il giovane pescatore. Si chiama come il giovane de Il vecchio e il mare di Hemingway e rappresenta un ragazzo preadolescente pronto alla vita. Frutto dell’intervento artistico su supporto naturale, Manolin assume un’espressione di apprensione verso il futuro e al tempo stesso di divertente stupore nei confronti del presente.

Il mare è visto come punto di partenza e di arrivo. I materiali usati sono la conseguenza dell’effetto del mare sugli alberi, il quale con la sua forza travolgente strappa, deforma e trasforma, riuscendo a creare una nuova vita, o anche due: quella del vecchio e quella del ragazzo.

DSC 2253 687x1024 Il Vecchio e il Mare, età a confronto   esposizione

G., negli anni già presente come artista presso Giusti Tessuti, ci trascina nel suo mondo fatto di natura e lo interpreta con interventi artistici dal tocco delicato, che non si azzardano oltre l’assecondare dolcemente ciò che la natura ha già creato. È così per Il Vecchio, un ramo di un albero che dopo aver avuto la sua vita terrena è stato probabilmente sradicato e trasportato dal mare fino ad arrivare alla spiaggia; G. ha pensato di trasformarlo in un anziano signore che, così come il ramo, ha vissuto la sua vita intensamente e ora è contorto, piegato su se stesso, con le gambe storte che si fondono col bastone della sua vecchiaia: il ramo stesso, lui stesso se vogliamo. È così anche per Manolin, il ragazzo: un tronco dalle fattezze di un volto, due occhi appena accennati a cui l’artista ha assecondato l’espressione, una scanalatura che ha assunto le sembianze di una bocca.

Tutto è vivo e tutto è trasformabile. “Alla vista di un bastone – mi dice G. –  o di un pezzo di legno, mi viene l’ispirazione. Anzi è proprio la natura che mi chiama. Non intervenire è proprio un peccato”.

Marina Mannucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *