Questa volta siamo in Svizzera, in una casa d’artista. Immersa tra le montagne e alle spalle di un piccolo battistero silenzioso c’è la casa che Vincenzo e Fabiola (si legge Fabiòla) stanno ristrutturando. Tre piani di spazi ampi, coperti da un massiccio pavimento di legno scuro, in cui finora si ergono protagonisti pochi ma splendidi mobili.

I due hanno deciso di arredare seguendo un senso estetico raffinato, cercando oggetti datati e riadattandoli ad un contesto moderno e al contempo accogliente. Fabiola, con l’occhio estetico dell’artista, ha curato il design della scala che collega i due piani: gradini in legno e ringhiera intrecciata in ferro, in un ricercato stile industriale e geometrico.

Il tavolo in ferro di una vecchia Singer si colloca in bagno, luogo decisamente insolito per orlare un abito anche se del tutto congeniale per vestire il lavabo di novità. Al posto della consueta macchina da cucire, il piano ospita un lavandino concavo e tondeggiante da cui spunta un rubinetto d’altri tempi; uno specchio appoggiato distrattamente a terra incrementa l’atmosfera retrò della stanza. L’ orgoglio della padrona di casa si gonfia nella sala da bagno al primo piano, in cui a dominare è la vasca, pezzo di design contemporaneo che si sposa a meraviglia col pavimento di assi legnose.

Il televisore del soggiorno avrà un posto d’onore, troneggiando sopra la base intarsiata di un armadio fratino. Ai lati due sculture portalumini, create da Fabiola stessa con l’aiuto esperto di suo padre, scalderanno l’ambiente una volta accese le piccole candeline.

Nel suo lavoro d’artista Fabiola spazia tra diverse forme di espressione, dai disegni alla pittura figurativa, dalle installazioni alle scatole. Queste ultime sono piccole scenografie surreali racchiuse in vere e proprie scatole di cartone da lei realizzate: “La saggezza in borsetta” è quella che mi mostra. Lei vede l’arte, come la descriveva Duchamp, “terminabile” solo attraverso la visione che lo spettatore ha delle tracce lasciate dall’artista, ed è proprio così che vede la sua casa: non completamente sua e del suo compagno, ma vissuta dagli ospiti, dalle loro idee e visioni.

Il futuro atelier già si immagina pieno di quadri, opere, scatole d’artista. Per il momento è spazioso e accogliente, in cui trova la sua ubicazione il vecchio mobiletto d’archivio del nonno, in cui intravvedo già pennelli e strumenti riposti nei piccoli cassettini di legno, aperti da pomelli in ferro che chissà quante volte sono stati tirati. Qui avrà tempo di creare e tenere corsi di pittura, di pensare a una casa in divenire, vissuta e fruita dagli occhi degli ospiti, che coi loro commenti e la loro immaginazione apporranno quella punta saporita all’arte e all’arredo.

Marina Mannucci

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