frida Nella casa azzurra mi sono innamorata del rosso

“La casa azzurra”, scritto e diretto da Fiorenza Montanari, e prodotto dall’ass.ne culturale “Le montagne di San Francesco”, è il primo appuntamento con il teatro a km.0. Tra sogno e realtà lo spettacolo si ispira alla vita e alle opere di Frida Kahlo.

La casa azzurra e le sue quattro pareti in cui rinchiudere una bambola sono state un crimine e una fortuna per Frida Kahlo. Il male della solitudine l’ha portata a dipingere.

La sua vita in un’ora e mezza, in cui Fiorenza Montanari, attrice e regista, interpreta a modo suo un personaggio affascinante e controverso. Sentimenti, emozioni, tutto ciò che sappiamo di Frida c’è, il modo in cui rappresentarla è del tutto personale. Ed efficace.

Fiorenza sul palco è esilarante e completamente seria, sdrammatizza ed enfatizza ciò che, rispettivamente, crede sia bene affrontare in un modo e cosa in un altro. I punti salienti della vita dell’artista sono trattati con naturalezza e attenzione; il suo incidente è un palo conficcato nel corpo che la rende una bambola da carillon, il suo matrimonio è una lotta di partito, la sua amica immaginaria è la morte.

E’ evidente l’intenso studio del personaggio: non è scontato riempire uno spettacolo con parole e pensieri di Frida Kahlo senza rischiare di essere banale, o di essere criticato.

Di certo qualche critica deve essere consentita, alla recitazione cadenzata e monotona di Andrea Quatrini, o alla non totale sincronia tra musiche e scena, ma del resto niente che non sia superabile né migliorabile.

Mi allontano dal teatro pescando da un piccolo cestino nel foyer una frase di Frida da portare con me, per avere addosso ancora per un po’ quell’entusiasmo vivo che rimane dopo un bello spettacolo: “Il dolore a volte è la vita stessa”.

Marina Mannucci

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