Galleria dei Gobelins al numero 42 dell’Avenue des Gobelins a Parigi lascia a bocca aperta moltissimi visitatori che alla prima occasione visitano la sede dell’omonima casa manifatturiera, che a sua volta un tempo lasciava a bocca aperta re Luigi XIV per i propri preziosissimi lavori d’artigianato. In effetti si tratta di una delle poche – a Parigi ne erano tre – case produttrici di arazzi. Il laboratorio realizzava arazzi per le famiglie reali del XVII secolo.
Maestri tessitori della pregiata arte di realizzare arazzi, i Gobelins fondarono la propria manifattura nel1662.
- Il fronte del tessuto “Gobelins”
- Retro di un moderno tessuto somigliante al Gobelins originale. L’intreccio di filato di differente colore è tipico dell’arazzo.
Da quei tempi sono cambiati indubbiamente i committenti, che ora si limitano ad essere enti pubblici di rilievo, ma non molto altro. “Seduta dietro il suo telaio, Evelyne Guy – figlia d’arte – sta lavorando a un grande arazzo astratto su fondo bianco. Le sue mani, come quelle di un grande pianista, si muovono con sorprendente agilità fra le centinaia di fili tesi davanti a lei da due grossi cilindri.” Selezione Reader’s Digest dell’anno 1979 racconta le fasi del lavoro.
Si procede al ritmo di un metro quadrato di arazzo all’anno, dice Evelyne, se il disegno è molto complicato. Il metodo è il seguente: si riproduce il disegno dell’artista – negli anni Charles Le Brun, Chagall, Picasso, Matisse – su un cartoncino; lo si tratteggia sull’ordito in modo tale da avere una base di lavoro; successivamente si inizia a far passare il filo che insieme all’ordito, colore per colore, crea la trama del futuro arazzo. La tecnica è immutata e antica di tre secoli, a metà tra arte e artigianato, si ottiene dopo anni di studio e apprendistato. È un lavoro d’alto pregio e con profonde radici nel passato.
“Sotto Luigi XIV la manifattura Gobelins impiegava 734 tessitori che lavoravano in media 70 ore settimanali. Oggi le tre manifatture riunite non contano più di 100 tessitori in tutto.”
- Frammento di arazzo. Arte fiamminga. Seconda metà del XVI secolo. Palazzo dei Priori, Fermo.
- Frammento di arazzo. Arte fiamminga. Seconda metà del XVI secolo. Palazzo dei Priori, Fermo.
Straordinario come, almeno fino agli anni 70, i Gobelins utilizzassero ancora tinture naturali derivate da piante e piccoli insetti, poiché più durature nel tempo. La tecnologia è tuttavia entrata nel laboratorio grazie al fadéomètre, la macchina a raggi UV. Esponendo campioni di filati a questi raggi per molte ore si ottengono artificialmente gli stessi risultati di un invecchiamento naturale di dieci anni, rendendo inalterata la durata del colore ottenuto per secoli.
La versione moderna e nettamente più economica degli arazzi Gobelins, si può incontrare in tessuti cosiddetti tinti in filo, ossia che ottengono il loro disegno non mediante una stampa digitale ma direttamente dall’intreccio di filati di colore differente, che, proprio come gli artigiani dell’arazzo, seguono il disegno dettatogli dall’artista, in questo caso un computer. Tali tessuti si utilizzano per tappezzeria (poltrone, cuscini, copri tavoli) che per abbigliamento (giacche, gonne a pieghe).
Marina Mannucci