Esposizione temporanea di foto e pensieri sull’arte sartoriale, da Giusti Tessuti per i mesi ottobre – novembre 2015.
Cosa si è voluto mettere in evidenza è piuttosto semplice: la bellezza di un’arte sempiterna.
Il perché il cucito non morirà mai si risolve in due semplici dogmi: la passione e la qualità.
Quando mia nonna ha osservato le foto ha avuto reazioni molto distanti. Si è stupita immediatamente della bellezza delle fotografie, della precisione con cui sono stati immortalati i suoi precisissimi gesti; successivamente leggendo le prime frasi, dedicate alla spiegazione dell’arte in sé, non ha fatto altro che annuire e ripetere “è vero, è proprio così”; quando è passata alla sezione più personale, in cui è la sarta a parlare e dire ciò che realmente il cucito rappresenta per lei, si è commossa. “Sono io!” ha detto, “queste frasi sono proprio le mie!”. Eh sì, le sue e di qualsiasi altra sarta di tradizione e passione come lei.
Una sarta non va a letto se non ha finito un sottopunto, il suo regno è davvero il suo laboratorio, e la sua passione è intramontabile, non cambia negli anni. Ed è vero che ogni capo è come un figlio, lo crea dal nulla e lo crea come lo vuole la sua cliente. Tutto il suo lavoro è renderla felice e bella.
Ogni mostra serve a raccontare. A condividere e far conoscere qualcosa di nuovo. Un concetto, un’idea. Con “Vivere per cucire: artisticamente sartoriale” si è voluto illuminare un laboratorio segreto, accessibile solo alla sarta, in cui di solito la cliente arriva solo quando il lavoro è finito. Adesso invece no, ci entriamo prima che finisca, durante le fasi di lavorazione, e scopriamo insieme cosa c’è lì dentro. Scopriamo che non è solo lavoro tecnico e meccanico.
È studio e precisione, anzitutto.
È professionalità al cento per cento.
Ma più di tutto è amore.
È creazione passionale. È soddisfazione. È vita.
È, appunto, vivere per cucire.
Marina Mannucci