REGGE CHI LEGGE

Una rubrica di Claudia Palombi

 L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio IKEA

 

– Sui libri?

– Eh, sì…

– Ma come, un’altra rubrica sui libri?!

Non se ne sentiva mica il bisogno!

– Infatti. Sono d’accordo. Tuttavia…

 

Tuttavia ho voglia di parlare di libri. Ciò dipende dal fatto che amo i libri (non tutti, anzi!). Ovvero amo leggere. Cosa che a sua volta è generata dalla mia propensione alla scrittura. E viceversa. E quindi? ERA TANTO TEMPO CHE NON RIDEVO COSì LEGGENDO

 L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio IKEA

Così come mi è felicemente capitato incontrando L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio IKEA di Romain Puértolas.

Il personaggio protagonista della storia è Ajatashatru Lavash Patel: un Ulisse d’oggi, allontanato dalla patria senza essere eroe; un Sindbad che vive di espedienti e non viaggia per avere o riavere ricchezze che non ha mai posseduto, ma solo per assicurarsi cibo e letto – e non di chiodi, malgrado il dichiarato intento; un Houdini dei poveri, illusionista quel tanto che basta per avere rispetto e sostentamento dagli abitanti del suo villaggio. Poco e niente fachiro, quindi, ma di certo fantasioso e per nulla carente di spirito d’iniziativa.


La trama è già ben riassunta nel titolo: giunto a Parigi, perché l’Ikea in India non c’è, allo scopo di comprare un letto di chiodi in offerta speciale, non solo non effettuerà l’acquisto, ma si troverà spedito e rispedito nei luoghi più diversi dell’Europa e dell’Africa, in circostanze bizzarre e perfino pericolose, incontrando e rincontrando persone che daranno significato a quello che diventerà il personale viaggio di Ajatashatru alla scoperta di se stesso, della sua voglia di cambiare vita e di fare del bene a qualcuno, non importa a chi. Scoprirà soprattutto che ha voglia di scrivere, con ogni mezzo e nelle situazioni più difficili. Dalle quali nascono amicizia, fraternità, amore. E, perché no, successo.

Lo stile è secco, scorrevole, umoristico e tanto ricco di giochi di parole, in particolare sui nomi dei personaggi. Cito volentieri la traduzione di Margherita Botto, peraltro nota traduttrice di classici come Dumas e Stendhal, che in questo caso deve essersi divertita con le assonanze tanto quanto fa divertire noi.

L’autore. Romain Puértolas è nato a Montpellier il 21 dicembre 1975. Diffiderei degli altri dati su di lui che si trovano in rete, poiché ho la viva impressione che egli tratti la sua biografia con la stessa inventiva con cui ha scritto il suo romanzo. Oppure è vero che, essendo figlio di militari di carriera, sia stato sballottato tra Francia, Spagna e Inghilterra. Da cui il lavoro come insegnante di lingue e interprete. E che dire del lavoro di dj, quel tipo di dj che “suona” il vinile come fosse uno strumento, e di quello di compositore, e steward, e mago, quel tipo di mago che sega le donne in due… Romain Puértolas il “ragazzo che scriveva sulle camicie” (www.romainpuertolas.com) dice di aver digitato questo romanzo sul cellulare recandosi da pendolare al lavoro. Come non ravvisare una certa identità fra autore e personaggio?

Di certo il suo lavoro di analista ispettore alla polizia di frontiera gli ha fornito materiale umano e spunti per l’humus del libro, ovvero il tema dell’immigrazione clandestina. A tale proposito fa osservare che chiunque di noi potrebbe essere nato “dall’altro lato della frontiera”, e pertanto cercherebbe di migliorare. “Per me – lo cito – esiste una sola razza, la razza umana”.

Esilarante il fuoco d’artificio delle invenzioni, coinvolgente l’andamento della storia sui diversi livelli sociali che attraversa, toccante nel metterci davanti all’aspro problema della risposta all’immigrazione a livello internazionale, sorprendente certamente per i “rovesci di fortuna” e per la capacità di comporre un mosaico finale, ma soprattutto, a mio avviso, per l’assenza di banalità, una volta tanto. Anzi, proprio nel momento in cui ci viene da dire “ma che peccato, sta plagiando un’altra storia, questa l’ho già sentita, ecco che il personaggio ci fa il verso, strizza l’occhio, azzera e riparte. Sorprendente.

Dicono di questo libro – come recita la quarta di copertina – Stefano Bartezzaghi: “Dall’India, con inedia, all’Ikea, che grande idea. La risposta europea a Hollywood Party”.

– Stefano Benni: “È nato uno nuovo genere, il fachirocomico”.

Uscito nell’aprile 2014 per i tipi di Giulio Einaudi Editore, collana Supercoralli, disponibile in cartaceo e in e-book. Leggetelo prima che esca il film. Buon divertimento!

Claudia Palombi

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