E., alunna di una scuola superiore di moda, mi racconta di com’è la scuola in questi anni.
Scopro, mentre lei taglia tessuti e disegna cartamodelli, che molti aspetti stanno evolvendo verso il digitale, d’altronde come previsto; il rapporto con i professori, per questo motivo mi dice, è molto libero e aperto.
Molti sono i professori che interagiscono coi ragazzi tramite i social network, li invitano ad iscriversi a gruppi in cui condividono le dispense della lezione, si scambiano comunicazioni inerenti i cambiamenti d’orario scolastico e appunti della mattinata.
Il divario generazionale su facebook viene azzerato, i professori scrivono privatamente ad uno o l’altro studente per sapere se la lezione della mattina fosse stata comprensibile, o per conoscere il motivo dell’assenza a scuola.
Se da una parte questa parità di livello tra un diciottenne ancora da formare e un adulto da cui deve imparare potrebbe avvicinare i due mondi in una sorta di affettuosa simbiosi, dall’altra i sentimenti di timore e rispetto che normalmente incutono le autorità potrebbe affievolirsi di molto, fino ad annullarsi. E questo, una volta offline da internet e fisicamente on-line in aula potrebbe comportare problemi di gestione.
Iscriversi a un gruppo di facebook significa far conoscere agli altri chi siamo, cosa pensiamo e cosa facciamo quando non siamo a scuola. Devo dire che i ragazzi si confrontano serenamente coi professori, senza preoccuparsi in alcun modo della trasparenza di tutte le informazioni personali e la totale condivisione dei propri pensieri, delle proprie foto con gli adulti che poi incontreranno a scuola, usualmente in vesti e in atteggiamenti formali.
Ma si era mai pensato ad un professore in rete? Il detto “non si possono insegnare nuovi trucchi a un vecchio cane” è messo in discussione dalla voglia di essere online, e quando si tratta di connettersi col mondo stimolante e divertente dei social, ogni vecchio cane ritorna cucciolo!
Speriamo solo che nessun prof. cambi il suo giudizio sullo studente sfogliando la sua bacheca.
Marina Mannucci