Uno spazio espositivo nel centro della città, pieno di sedie, lampade in legno, mobiletti da salotto e tavolini. È qui che ci incontriamo ed è qui che Marco Mandolesi mi svela il suo mondo, fatto di mobili da recuperare e inventare.
Marco è un artigiano che, dopo aver studiato restauro e fatto pratica in bottega, ha aperto un laboratorio tutto suo. Il suo lavoro? “La parte affascinante è prendere un mobile abbandonato in soffitta e farlo rivivere in un ambiente moderno”. Fa tutto da solo, dalle tinte delle vernici al ritiro e alla consegna.
Sul filo della nuova tendenza del recupero, Marco riadatta vecchi mobili per giovani esigenze.
“Spezzare la monotonia del moderno con una credenza restaurata è l’idea vincente del momento. Riuscire a inserire in ambito contemporaneo un mobile reinventato valorizza entrambe le situazioni: il moderno e l’antico.”
La moda dei colori è di restare sul bianco, lo sbiancato, il grigio o addirittura sul legno grezzo. Perché? Facile, “perché i mobili datati – mi dice – hanno dimensioni importanti, e messi in case da 65 mq rispettando i colori originali sembrerebbero ancora più enormi. Per questo si tingono, si rimane su tonalità neutre e chiare, per ridimensionarli il più possibile.”
Qual è stato il tuo mobile preferito? “Una credenza degli anni ’50, quattro sportelli e due cassetti, l’ho presa e l’ho tinta di tonalità del grigio, in stile industriale”.
Quando non vale più la pena il restauro? “Guarda, il valore del mobile è più che altro affettivo e quello è inestimabile, va al di là del “vale la pena”.
Marco vuota le soffitte e le cantine, fa mercatini dell’antiquariato per farsi pubblicità, fa girare i suoi volantini, ma il modo migliore per avere visibilità è sempre il passaparola. “Mi è capitato di arredare case di due giovani coppie che fortunatamente avevano buon gusto, e questo è servito per far conoscere come lavoro”.
“In un futuro vorrei arrivare anche alla fiera di Parma, ma piano piano!” .Con la voglia di fare, la qualità del lavoro artigianale e mettendo un piede davanti all’altro, mi auguro prima o poi di vedere Mandolesi Restauro non solo al Salone di Parma ma in qualsiasi altra fiera del mobile.
Marina Mannucci