Il Picchio. La regione Marche ha adottato, secondo tradizione, questo simpatico volatile come simbolo del proprio territorio. Una scelta apparentemente bizzarra, particolare, ma per nulla figlia del caso. Le radici risalgono a 3000 anni fa, quando popolazioni Sabine attraversarono l’Appennino guidate nei loro spostamenti da un totem. Questo punto di riferimento era un uccello sacro dal becco appuntito, abituato a martellare sui tronchi d’albero per nutrirsi di larve e quindi sopravvivere. Nel logo che rappresenta la regione il picchio si sovrappone alla lettera “M” stampata in maiuscolo, creando un connubio divertente racchiuso da uno scudo con il bordo di colore verde.

A sancire l’entrata in vigore dello stemma ha contribuito la Legge regionale n. 13 del 15 Marzo 1980. Il picchio è un animale al quale spesso veniva conferito il valore di oracolo. Dal suo volo i Piceni traevano auspici, formulavano delle ipotesi, interpretavano l’andamento di una giornata. Il vizio di “martellare” è una metafora che calza a pennello se contestualizzata alla gente marchigiana, orgogliosa di vantare come una delle qualità principali la naturale propensione al lavoro e al sacrificio. Sforzi finalizzati ad ottenere risultati, voglia di rimboccarsi le maniche per guadagnarsi da vivere. Tutti concetti basilari, più che mai di attualità in un presente turbolento come questo dove “crisi” è la parola d’ordine sventolata da un’economia in flessione. LE MARCHE E IL PICCHIO: UN SIMBOLO DI STORIA

Marco Cognigni

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